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Litorale: Il caso – il megaporto crocieristico privato di Fiumicino

La multinazionale americana, infatti, vuole realizzare il primo porto crocieristico privato del paese, infrangendo un assunto fino ad ora indiscusso: la gestione dei porti è esclusivamente nelle mani del pubblico che agisce attraverso le Autorità di Sistema Portuale e le regioni. Parliamo della portualità di interesse strategico nazionale. Cioè quella commerciale che in realtà a Fiumicino non si è mai sviluppata perché la costa non si presta all’approdo di grandi navi. Il piano consiste nell’inserimento di moli per navi da crociera, in quello che doveva essere un porto turistico per la sola nautica da diporto. Il sito è la foce del Tevere, più esattamente all’Isola Sacra. È da questo fazzoletto di terra di circa 30 km quadrati che bisogna partire per raccontare questa storia. Un territorio compreso tra i due rami della foce del Tevere. Cresciuto disordinatamente nel quale non ci sono strade adeguate per l’attuale popolazione, figuriamoci al traffico dei crocieristi! La foce del Tevere, caratterizzata dal vecchio faro e i vicini bilancioni, è un luogo con grandi potenzialità. Per un turismo lento e sostenibile, non certamente per il turismo di massa.

È proprio in questo lembo di costa che negli anni ’90 viene rilasciata la concessione per fare un porto turistico. Il progetto era sostenuto in modo trasversale dalla politica dei vecchi partiti e da questa intesa prende il nome di “porto della Concordia”. Proposto da imprenditori locali, appena ottenute le autorizzazioni, questi passano la mano al Gruppo Caltagirone Acquamarcia. I lavori partono nel 2010 ma dopo nemmeno due anni si fermano per un’inchiesta giudiziaria. Da allora c’è solo abbandono e l’area cade nel degrado. Bisogna aspettare il 2019 per riprendere l’idea del porto. Stavolta ci prova la Royal Caribbean tramite una sua controllata, la Fiumicino Waterfront che compra all’asta fallimentare la società che aveva la concessione. La multinazionale però chiede la variante del progetto per consentire l’approdo delle grandi navi da crociera. Ma la modifica del progetto cambia completamente la natura della concessione ma i promotori si giustificano dicendo che, in fin dei conti, si tratta di una sola nave. E che nave! Parliamo della più grandi navi al mondo di classe Oasys e Icon of the Seas che trasportano fino a 7000 crocieristi. Ma la cosa più grave è che su tutta l’operazione c’è una coltre di silenzio e totale assenza di dibattito pubblico, nemmeno quello previsto dalla normativa per questo genere di opere. Con un’ulteriore forzatura il progetto viene inserito tra le opere del Giubileo 2025 come opera essenziale, così recita il decreto, all’accoglienza dei pellegrini! In realtà è solo un escamotage per utilizzare le procedure semplificate. Ciò nonostante, l’istruttoria, partita alla fine del 2023 con la Valutazione di Impatto Ambientale, è solo all’inizio mentre la Porta Santa è già stata aperta.

Superata la VIA i promotori dovranno comunque affrontare il nodo spinoso della normativa nazionale, che non permette ad un privato di gestire i porti commerciali e quella europea per la libera concorrenza visto che la concessione demaniale per la funzione crocieristica non è stata messa a bando. L’introduzione della funzione crocieristica non è indolore per il territorio e per la costa. Per far approdare queste città galleggianti, sono necessari imponenti dragaggi del fondale con pesanti conseguenze su tutto l’ecosistema e la tenuta della costa già soggetta a forte erosione e conseguenti danni alla balneazione e alla piccola pesca. A questo si aggiunge il problema del traffico indotto in un territorio che già oggi è congestionato, con lunghe code per entrare e uscire sia in direzione dell’aeroporto che verso Ostia. Cosa succederebbe se dovessero essere imbarcati 7000 crocieristi e altrettanti sbarcarti nello stesso giorno? Sul territorio gli argomenti sostenuti dalle associazioni che si oppongono al progetto, che si riuniscono nel Comitato Tavoli del Porto, stanno facendo breccia nella popolazione e molti temono la trasformazione della cittadina di Fiumicino, dove ora c’è una buona qualità della vita, in una città portuale con conseguente traffico, rumore a tutte le ore del giorno e della notte. Per non parlare dell’inquinamento dell’aria in un territorio dove c’è già un aeroporto. La domanda che molti si pongono è “ne vale la pena?”. Compromettere la qualità della vita, rischiare la salute, vedere deprezzati i propri immobili come succede spesso nei quartieri difronte ai porti, in cambio di cosa? Di un indennizzo di 15 milioni di euro pattuito dal Comune di Fiumicino per una concessione di 90 anni? Di qualche centinaio di posti di lavoro, seppur importanti, ma probabilmente precari vista la stagionalità della presenza delle navi? Quanti posti di lavoro invece perderemo nella balneazione, nella pesca o nella ristorazione, settori che potrebbero essere compromessi da un turismo di massa che schiaccia tutto e rende inaccessibile i luoghi che oggi attirano il turismo di prossimità? Davvero qualcuno pensa che i crocieristi, con decine di ristoranti a bordo “all inclusive” scenderanno a terrà per andare nei ristoranti del lungomare o del centro storico? Le certezze iniziali della “grande opportunità” per Fiumicino si stanno sgretolando e cresce il fronte dei cittadini che si oppongono al progetto.

Cresce anche l’interesse mediatico su questa vicenda di cui si sono occupate numerose testate giornalistiche e trasmissioni RAI come Far West e Report. Se poi consideriamo che sempre a Fiumicino, a poco più di un chilometro di distanza dal sito del progetto della Royal Carebbean, l’Autorità Portuale sta costruendo un porto commerciale di natura pubblica, il cortocircuito si fa evidente. E bene sottolineare poi che oggi Roma ha già il suo porto crocieristico a Civitavecchia, che è il secondo hub del mediterraneo per movimentazione dei passeggeri sul quale sono state investite ingenti risorse pubbliche per migliorarne i servizi. Una vicenda questa che vi ho raccontato, piena di contraddizioni e forzature il cui esito è ancora incerto. Nonostante tutte le criticità ambientali e normative le forze politiche, in particolare le forze di Governo ma non solo, sono determinate ad andare avanti creando le premesse per un terremoto nella portualità pubblica e un disastro ambientale sul litorale romano. Ancora una volta sono i semplici cittadini a farsi carico di tutelare i territorio e la legalità in questo nostro bel paese martoriato da grandi opere inutili e dannose.

Portavoce comitato I Tavoli del Porto

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